Valpelline

Uscita fotografica a Place Moulin, Rifugio Prarayer – 2014

Sabato 12 Luglio 2014

Mauro: «Il loro fascino è severo e sollecita a ritornare sugli sguardi, roccia e ghiaccio fan cornice, separazione e cucitura fra pascoli, laghi di quota e cielo; scenari che han conquistata l’attenzione d’uomini dall’animo “planetario”: il fotografo e documentarista Yann Arthus-Bertrand, l’alpinista ed esploratore-fotografo Walter Bonatti, il sacerdote Achille Ratti; o che ne han fissate le vicende: della principessa Maria-Josè, dell’esule Luigi Einaudi.

Panorami possenti contornano gentilezze timide e incantevoli, scintillanti ghiacciai che lambiscono fiori qui rari, lì in profluvio, superfici scintillanti, stelle lucenti…

Tutto questo è stato il nostro cimento fotografico in due giorni che abbiamo trascorso all’accogliente rifugio Prarayer (http://www.rifugio-prarayer.it/), meta comodamente raggiungibile con una vitalizzante passeggiata lungo la sponda settentrionale del notevole invaso artificiale di Place Moulin : tra i colori blu Tiffany dell’acqua di fusione glaciale, verde brillante dei larici, magenta carico delle siepi di epilobio, argenteo dei numerosi e mormoranti rii, infiniti delle infinite corolle.»

Cristina: «L’azzurro del Lago di Place-Moulin è davvero affascinante. Siamo già oltre i 1900 metri e il paesaggio che ci circonda è mozzafiato, corsi d’acqua, piccole cascate, giganti di pietra e di ghiaccio qua e là ancora screziati da candida neve.

Ci dividono dal rifugio Prarayer 4 km di stradicciola a bordo lago, un’oretta di percorrenza se non fosse che ad ogni fiore, petalo, stelo, farfalla…ci si ferma per uno scatto.

Giove pluvio ci grazia, forse un po’ meno Claudio sulla via del ritorno anticipato rispetto a noi tutti, arriviamo alla meta con una spruzzatina di acqua che non ci crea difficoltà.

Il Prarayer ci accoglie solo quattro ore dopo aver lasciato l’auto ed appena varcata la soglia il primo pensiero va al rifocillarsi. A valle abbiamo ben pensato a provvedere di leccornie dolci e salate accompagnate da ottimo vino (pazzo Luca!), ora ce le gustiamo su un tavolone del rifugio guardando attraverso le tendine di pizzo la pioggia beffarda cui siamo scampati.

Cessa di piovere e per alcuni è irresistibile la distesa dei pascoli d’intorno al rifugio a cercare corolle asperse da gocce luccicanti od i balzi della copiosa acqua portata dal torrente Buthier, o solamente per guadagnare la vetta di qualche masso erratico. All’ora di cena scendiamo in sala. Dopo cena c’è chi decide di accomodarsi in camera e chi di far foto…l’ora blu è in arrivo!

L’indomani facciamo di un prato il nostro sito fotografico e lì ci raggiungono anche Serena, Walter e sua moglie.

Sembra d’essere appena arrivati ed è già ora di tornare. Vogliamo lasciare la Valpelline con lo sguardo ricolmo di bellezze e lo stomaco di bontà.»