Uscita fotografica al Parco Burcina

Parco della Burcina e Ricetto di Candelo

Uscita fotografica al Parco Burcina – Un periodo particolare per FIF questo inizio 2021: serate di focus on, la diretta per il giorno della memoria, quella per la giornata dell’acqua, i corsi sull’uso del flash e le pillole di Photoshop. Di seguito la preparazione del festival della fotografia, con inizio programmato nella seconda metà di giugno.

Per un’associazione che si autogestisce in un anno di pandemia si direbbe che già così non mancano idee e iniziative, ma con l’arrivo della bella stagione, con l’allentamento delle restrizioni, con l’ultima uscita fotografica ormai lontana un anno, a maggio si è deciso che bisognava incastrare in tutto questo una nuova uscita fotografica.
Calendario e cartine geografiche del nord Italia. Tempesta di cervelli, qualche breve dibattito durante le riunioni on line e il programma è definito. Siamo a maggio, il festival incombe, il lungo ponte del 2 giugno, deciso! Va bene il 2 giugno e pace se troveremo in giro il mondo.
Il luogo, anzi i luoghi, a qualcuno familiari, ad altri sconosciuti, abbastanza vicini da non fare prevalere la pigrizia, abbastanza lontani da stimolare la curiosità: il parco della Burcina e il Ricetto di Candelo, due angoli del biellese che restituiscono sensazioni di altri tempi.
Partenza poco dopo dell’alba, ritrovo a Magenta fronte casa della presidentessa, comodo per le due chiacchiere in attesa di completare il gruppo, abbastanza vicino all’autostrada per non allungare il tragitto. Tutti puntuali, tutti attrezzati ed equipaggiati, ognuno a suo modo e per il suo genere. Mattina nuvolosa, forse sarà un bene, forse sarà un male, sta al fotografo fare tesoro di quello che può dare la luce naturale.
Veloce trasferimento e in prima mattinata le auto sono parcheggiate al parco della Burcina. Prima Tappa obbligatoria: la colazione.
La caffetteria-gelateria “la casa del gelato” è nella posizione strategica per attrarre un gruppo di fotografi a caccia di cappuccino e brioches, i gestori sono molto gentili e le brioches ben preparate, ottimo inizio.

Angolo Wikipedia.

Il parco della Burcina è un’area protetta a nord di Biella, 57 ettari di riserva naturale (ma qualcuno che non sia un contadino ci capisce di questi benedetti ettari?) su una collina da 570 a 830 metri sul livello del mare ricoperti di boschi, piante, fitta e rigogliosa vegetazione. Dalla sommità la vista spazia dal canavese al biellese, fino alle risaie del vercellese, con le Alpi a incorniciare la vista verso nord. Fine angolo Wikipedia, questo il link: Parco_Burcina_Felice_Piacenza.
La mattina avanza mente ci si incammina nel largo sentiero che risale la collina, il cielo però non da soddisfazioni, grigio e piatto mette in chiaro da subito che non è giornata per i pasaggistii, meglio attrezzare la macchina con il macro che con il grandangolo.
Dopo poche centinai di metri di un sentiero facile si snoda in un piccolo boschetto, con una dolce salita conduce a un primo edificio, la “biblioteca della natura”. Di fronte all’edificio c’è un piccolo stagno accoglie una varietà incredibile di iris di ogni colore. Tappa obbligata! Ogni fotografo ha modo di dare sfogo alla sua interpretazione di questo fiore elegante: decisamente complicata da rendere in fotografia, forme morbide e estese, disegni tridimensionali che sembra vogliano sfuggire dalla riduzione sul piano fotografico.
Si prosegue, ma bastano pochi passi e sembra un’altra dimensione. La vegetazione muta continuamente. Nuovi alberi, nuove essenze e nuovi fiori. Sembra impossibile proseguire, ogni metro si trovano mille piccoli e grandi soggetti e ognuno offre innumerevoli punti di vista. La luce che condanna il paesaggista è l’alleata migliore per la fotografia macro, morbida e benevola accarezza i soggetti con sfumature graduali che ne esaltano le forme. Non un filo di vento, i fiori e le piante si concedono senza timidezza.
uscita fotografica al Parco Burcina
uscita fotografica al Parco Burcina
A circa metà dell’ascesa un enorme tronco giace al bordo di una piccola radura, il sole e ancora le nuvole ne diffondono la luce, il verde del prato fa risaltare la sezione del tronco, la base con le radici testimoniano ancora la passata maestosità dell’albero. Si decide che è il posto adatto: foto di gruppo. Cavalletto. Posa. Autoscatto. Fatto!
Il percorso prosegue lentamente, tanti elementi, anche alcuni insetti contribuiscono dare motivo per rallentare, ma per questi soggetti ormai il giorno è troppo avanzato, aiutati dal caldo che inizia a sentirsi sono troppo veloci e imprevedibili, pochi scatti buoni.
Per mezzogiorno si giunge alla vetta, la debole foschia fa intuire le potenzialità del paesaggio ma non consente ampie vedute, qualche scatto si porta a casa ma non è giornata.
Pranzo al sacco, chi seduto su una panchina, chi su un masso e qualcuno su un tronco. Pane e salame, birra o coca cola per accompagnare. Un cioccolato per dolce. Purtroppo l’avere deciso la meta a ridosso della data non ha consentito di trovare posto nei ristoranti, tocca consolarsi con più tempo per fotografare.
Dopo il pranzo, la discesa è tanto lenta quanto la salita, un diverso sentiero porta a scoprire nuovi tesori fotografici, nuove suggestioni che una natura rigogliosa e ben mantenuta sta concedendo a piene mani. La luce continua a concedersi con bilanciata pigrizia, quel tanto che basta, mai troppa. Forse la primavera ritardata o forse che è proprio il posto un piccolo gioiello, ma ancora a giugno sembra di essere in quel momento di grazia, tra aprile e i primi di maggio, quando ogni pianta regala i delicati colori dei fiori.
Passo passo si giunge infine all’uscita, una sottile pioggia sembra voleri invitare ad avviarsi verso casa, ma è solo un momento. Pochi minuti, giusto a rinfrescare dal calore del primo pomeriggio. Veloce consulto con gli occhi al cielo: tiene? Ma si che tiene! É troppo presto per andare a casa e nel programma c’è la tappa di Ricetto di Candelo.
Pochi chilometri di trasferimento ed ecco il piccolo borgo che ci parla del Piemonte medioevale. Un poco di fatica a trovare parcheggio, si vede che in questo unico ponte di un anno di pandemia le persone hanno bisogno di scoperta.
Angolo Wikipedia. Il ricetto era una fortificazione realizzata per proteggere i beni del signorotto o della comunità locale, poteva dare rifugio in caso di guerre, abbastanza frequenti tra le turbolente signorie dell’Italia dell’epoca. Il Ricetto di Candelo di estende su 13.000 m2 (questo lo capisco più degli ettari) e comprende circa 200 edifici, il tutto racchiuso da un’alta muraglia. Il resto lo trovate su Wikipedia che qui si racconta una storia: Ricetto_di_Candelo.
Come da buone abitudini FIF si inizia subito a perlustrare l’area, si individua il luogo adatto e ci si ferma a rifocillarsi. Birretta e patatine al bar di fronte all’ingresso del Ricetto. Per fare i precisini qualcuno ha preferito il gelato e pare fosse anche buono.
Giornata grigia e molte persone in piazza, non il massimo per fotografare un area urbana medioevale non potendo usare il cavalletto, comunque ci si prova. Sorpresa, tra birre e gelati la folla è principalmente all’esterno della fortificazione, all’interno poche persone consentono di ammirare e fotografare questa architettura militare senza troppo sgomitare. Qualche edificio ospita negozietti di spezie o oggetti d’arte, un piccolo fruttivendolo si accompagna a un negozio di bigiotteria, soggetti che regalano pennellate di colore ai vecchi muri che parlano di un tempo lontano.
Ultimi scatti dirigendosi verso le auto e rientro, la giornata è stata ricca di spunti interessanti, adesso si deve iniziare la selezione e il lavoro in camera chiara.

Si ringraziano per la bellissima giornata fotografica (controllate i nomi che mica che mi ricordo!):

Marilù Giussani: la presidentessa
Massimiliano Agistri
Mauro Tondelli
Monica Veronese con marito e vivace figliolo
Walter Gusmeri con la sua simpaticissima signora
Ciao
Nicola

Massimiliano Agistri

Mauro Tondelli

Nicola Frammartino

Walter Gusmeri