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idee e sviluppo di un progetto fotografico – di Romina Pilotti

focus-on-ricamati-streaming – Primo appuntamento FOCUS ON del 2021 per apprendere dall’esperienza di Romina Pilotti  idee e sviluppo di un progetto fotografico.

Ric-amati è un progetto di Romina Pilotti che ha fotografato mani di donna che ricamano, cuciono, tessono, lavorano a maglia, etc. in Italia e in altre parti del mondo.

Nato con l’idea di celebrare la figura femminile contro la violenza di genere, il progetto ha acquisito nel tempo una valenza documentaristica e storica, anche per le numerose e varie tipologie di lavori ritratti.

Le fotografie, semplici e armoniose, sono state realizzate in ambienti domestici oppure in strada o nei parchi pubblici utilizzando un’attrezzatura essenziale. Le donne, di ogni età ed estrazione sociale, sono state ritratte nella loro veste quotidiana e le foto non hanno subito alcun intervento di post-produzione.

Ric-amati è un work in progress ed stato finora esposto in diverse città.

Questo progetto è un omaggio alle donne, a tutte le donne di qualsiasi età, giovani, mature e anziane e di qualsiasi provenienza geografica e sociale; è un omaggio al loro fascino, alla loro capacità di accudire, di sapersi occupare degli altri, alla loro predisposizione alla pace, perché “l’unica cosa che conta nella vita è l’amore che puoi dare a chi te lo chiede, che siano i figli, i nonni o la prima persona che incontrerai per strada, perché quello che non abbiamo dato pesa più di qualunque cosa possiamo aver perso.”

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Esposizione a Cervia

Ric-amati. Fili d’arte e parole

Ric-amati. Fili d’arte e parole è un progetto fotografico nato per valorizzare la figura femminile nelle sue battaglie verso un’emancipazione più autentica; si avvale della forza delle immagini e della parola come fonte di rinascita e di consapevolezza per la donna; la poesia e l’arte sono un bisogno, un’ancora di salvezza e insieme un modo per riappropriarsi della propria pelle e giungere a inaspettate consapevolezze.

Il progetto fotografico di Romina è iniziato nel dicembre del 2017 quando ha realizzato alcuni scatti alle mani di donna che in occasione di una famosa fiera italiana sull’artigianato. Si compone di 26 fotografie a colori, di due misure, 40×50 e 50×70 aventi ad oggetto le mani di donne che l’autrice ha incontrato e ritratto per strada, nei giardini pubblici o nell’intimità delle loro case nel momento in cui ricamano, usano la macchina per cucire, lavorano ai ferri o all’uncinetto, al tombolo, in cui intrecciano corde per creare arazzi, etc.

Tutte le foto sia quelle scattate in ambienti interni che quelle in esterni, sono state realizzate con un’attrezzatura fotografica essenziale, utilizzando esclusivamente luce naturale e con poco o nessun intervento di post-produzione. I soggetti sono stati ritratti in ambiente domestico o all’aperto e sono stati colti nella loro quotidianità.

Nato come progetto metaforico – la prima mostra è stata presentata con il titolo volutamente provocatorio “Con il fucile carico”, dal nome di una biografia della poetessa americana Emily Dickinson, sottolinea come l’arte sia la migliore forma di difesa per le donne, non i proiettili e la forza fisica.

Questo progetto è proseguito nel tempo e si è esteso fino a ritrarre le mani delle donne in altre parti del mondo, acquisendo un valore di tipo documentaristico.

Romina Pilotti ha cercato e ritratto donne di Dublino, lavorazioni antiche alcune risalenti all’epoca celtica, tecniche che sembravano dimenticate, perdute, pizzi di fine Ottocento, ricami di Dubrovnik, del Centro Italia, etc.

Le mani sono la parte del corpo che più degli occhi rappresentano il carattere, le emozioni, il vissuto di una persona; con le mani comunichiamo con il mondo fuori, perché sono in grado di donare e di ricevere, sono simbolo della capacità di affrontare il mondo, la parte di noi con la quale tocchiamo, accarezziamo, amiamo.

Con il tempo queste fotografie sono diventate uno strumento per rivalutare il lavoro manuale, che la società odierna tende a considerare di minor valore rispetto a quello intellettuale, le mani come simbolo della creatività, della forza, della capacità che le donne hanno.

Ma le immagini non bastano: serve la parola a dare loro un significato più ampio. E’ la parola che manca all’umano per creare relazioni positive, sane.

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Parco di Villa Annoni a Cuggiono

Gli uomini uccidono, quando un rapporto va in pezzi, perché non trovano le parole”. Lo ha scritto, fra gli altri, lo psicoanalista Massimo Recalcati:

“La violenza sulle donne è una forma insopportabile di violenza perché distrugge la parola come condizione fondamentale del rapporto tra i sessi. Notiamo una cosa: gli stupri, le sevizie, i femminicidi, i maltrattamenti di ogni genere che molte donne subiscono, aboliscono la legge della parola, si consumano nel silenzio acefalo e brutale della spinta della pulsione o nell’umiliazione dell’insulto e dell’aggressione verbale. La legge della parola come legge che unisce gli umani in un riconoscimento reciproco è infranta.

Questa legge non è scritta, non appare sui libri di diritto, non è una norma giuridica. Ma questa legge è il comandamento etico di ogni civiltà. Essa afferma che l’umano non può godere di tutto, non può sapere tutto, non può avere tutto, non può essere tutto. Afferma che ciò che costituisce l’umano è l’esperienza del limite”.

Nella mostra itinerante sono stati coinvolti tanti artisti, soprattutto giovani, che hanno avuto l’opportunità di mostrare il proprio talento, e sono state raccontate storie di donne che la Storia non ha valorizzato ampiamente o ha dimenticato, storie di sofferenza, ma anche di successo.

Questo progetto è finalizzato alla valorizzazione della figura femminile colta nelle sue caratteristiche di forza e delicatezza e a promuovere una cultura del rispetto della donna, attraverso l’esaltazione delle tradizioni tessili italiane e di altre parti del mondo, attraverso le foto di donne colte nella loro quotidianità.

Un ago per rammendare, una stoffa da ricamare, un filo di lana, di seta o di cotone con cui si riannodano le cose rotte, con cui si rinsaldano i legami, sono metafore dell’essenza della donna, mediatrice luminosa, creatrice non solo nel senso biologico del termine, ma come femminilità intesa nel senso di grembo che accoglie e che esprime la capacità di essere connessa con il cosmo e con la vita tutta intera.

Questo progetto è un omaggio alle donne, a tutte le donne di qualsiasi età, giovani, mature e anziane e di qualsiasi provenienza geografica e sociale; è un omaggio al loro fascino, in quanto capace di costruire relazioni profonde con il mondo alla loro capacità di “saper legare”, tenere insieme, alla loro capacità di accudire, di dedicarsi e occuparsi degli altri, alla loro predisposizione al compromesso e alla pace, perché “l’unica cosa che conta nella vita è l’amore che puoi dare a chi te lo chiede, che siano i figli, i nonni o la prima persona che incontrerai per strada, perché quello che non abbiamo dato pesa più di qualunque cosa possiamo aver perso.”

Le mani non restano mai vuote, anche quando sfiorano le crepe sui muri di casa. Ricamano un merletto come l’orlo del mondo, sotto gli uncini della vita intramano attese, desideri, placide speranze, consolanti ricordi. Sino a quando non smettono adagiate sul ventre, trattenendo un’ultima volta la nottola felice dei giorni. Occorreva un occhio sensibile e attento come il tuo per lasciare filtrare questa luce, questa indefessa volontà, tutta questa pazienza d’amare“.

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Esposizione presso biblioteca di Legnano

Link utili:

Romina Pilotti

Fin da bambina, amava disegnare e sfogliare per ore ed ore gli album fotografici di famiglia; da adulta, ha iniziato a leggere diversi libri sulla fotografia e a conoscere, attraverso molte mostre, i grandi nomi della storia della fotografia e i fotografi minori. Solo da alcuni anni il suo interesse per la fotografia è diventato esclusivo e scatta, quindi, con una certa continuità sperimentando vari generi.

Si definisce eclettica e curiosa, appassionata di fotografia etica e da più di un anno è impegnata a ideare progetti su tematiche sociali, legate soprattutto al mondo femminile e al riscatto della donna.

Con le sue fotografie dallo stile semplice, armonioso e privo di vezzi, ha partecipato a molte mostre collettive in Italia, in particolare in Lombardia:

“Essentia floralis” (mostra di FOTOINFUGA Fotoclub) presso la Sala Consiliare di Inveruno (MI) nel 2016;

– Festival Internazionale Arti Audiovisive “Dia sotto le stelle” presso MalpensaFiere a Busto Arsizio (VA), nel 2016 e 2017;

“Inusual connection” (mostra di FOTOINFUGA Fotoclub) presso Palazzo Marino, sede del Comune di Milano nel 2017;

“Ability day” reportage sulla disabilità, “Omaggio al ‘900: Emilio Tadini”, rispettivamente nel 2017 e nel 2018; “Profughi” sulla condizione delle mondine nell’Italia del dopoguerra presso la Casa Museo Spazio Tadini a Milano e “Novegro Photo Day” presso Parco Esposizioni Novegro (MI) nel 2019;

“BookCity Milano” presso Art Marginem concept room a Milano nel 2019.

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