Focus ON
ISLANDA con la borsetta della nonna
ISLANDA con la borsetta della nonna
Racconto in immagini, suoni e musica nella terra dei ghiacci e del fuoco
L’uomo ha le radici nella natura, ma è il germoglio di un seme caduto dal cielo.
Così le sue idee sparse lo confondono e quando gli accade di pensare a quella cosa strana che chiama bellezza, quella cosa che gli reca diletto, s’accorge un po’ smarrito di poterla attingere a più fonti: in se medesimo attraverso le opere più estetiche od affettuose, nella trascendenza attraverso le sublimazioni più ineffabili, o nel creato attraverso la purezza più essenziale.
L’ultima direzione è l’inclinazione di Mauro, che fa della fotografia un suo occhiale col quale cercare di conoscere e la lanterna con cui vagheggia d’illuminare agli amici; a lui ha sorriso la fortuna lo scorso anno conducendolo sia pur per misurato tempo in Islanda, una terra dove è particolarmente vibrante la percezione dell’universo nel connubio fra materia ed energia.
Con lo spirito della lanterna, Mauro ci ha proposto le fotografie di quel viaggio attraverso un bellissimo audiovisivo dal titolo curioso: ISLANDA con la borsetta della nonna.
Mauro con la sua borsetta per trasportare l’equipaggiamento fotografico essenziale, una soluzione che unisce praticità e leggerezza, “la soluzione della nonna”, insomma, una piccola borsetta per un grande “bagaglio” fotografico.
Non vogliamo raccontarvi il viaggio, ma bensì lo studio, il lavoro di editing e di montaggio dell’audiovisivo che ha impegnato Mauro per un’anno, dall’idea alla nella ricerca dei suoni, le musiche di sottofondo. Una lavoro di composizione che ci ha sorpreso, conosciamo da tempo la bravura di Mauro, ma non avremmo mai immaginato di assistere ad un documento fotografico di questa portata, per l’accuratezza della realizzazione, per gli effetti speciali e non certo per ultimo, per la bellezza delle immagini.
Un focus on speciale by Scattolento
Mauro Tondelli – alias www.scattolento.net
«Accade, talvolta, di sorprendersi all’indirizzo d’un sorriso irradiato dalla fortuna.
Mi è capitato nel volgere della Primavera dell’anno 2016 quando, con un manipolo di amici animati da condivise predilezioni, s’è concretizzato di poter visitare l’Islanda con intenti conoscitivi e fotografici: un fantastico sogno per il selvatico paesaggista che è in me.
Non ero neppur partito per l’avventura che già più bisbigli scommettevano sommessi fra la bellezza dei luoghi che avremmo ammirato e le immagini che ne avrei riportate; al ritorno – tradito dall’aura di contentezza che m’accompagnava come luminosa ombra – le stesse ed altre voci, ora meno smorzate, domandavano che mostrassi senza indugio il mio compendio fotografico della terra dei ghiacci e del fuoco; mi chiedevano, affettuosamente impertinenti, che ne confezionassi addirittura un FocusOn.»
«Ora, se qualcosa per me era ostico, ebbene quello era proprio l’imbastire un incontro pubblico discorsivo sulle mie fotografie, non solo per la gagliarda timidezza compagna di una vita, ma anche – e con meno appigli – perché proprio di questi miei esercizi espressivi credo che le spiegazioni, le dissertazioni, le chiacchiere – se necessarie od anche solo utili – decreterebbero il fallimento. Avrei infatti, se non la pretesa perlomeno la speranza, che ogni buona immagine, ogni buona fotografia – sola – debba includere in se stessa i motivi che le meritino attenzione.
La sfida rintuzzava magnetica, ammaliante, ci sarebbe stata una soluzione? Avrei saputo “raccontare” quegli sguardi ai quali avrebbe dovuto bastare e persino giovare il silenzio?
Alla fine ho risolto rimanendo nel mio solco, se l’immagine reca in sé le sue ragioni, quelle si palesano però in seconda battuta soltanto quando l’emozione abbia ben preso a vibrare, un interessante aspetto dell’arrabattarsi con le figurazioni infatti, secondo me, può indovinarsi nell’aggiramento che vien giocato ad entrambi gli attori, l’autore e l’osservatore: l’attimo fissato, ovvero la storia implicita nella scena che viene focalizzata, interseca fulminea ed arrogante tutta l’esperienza dell’intera esistenza, per un battito di ciglia senza raziocinio.
Avrei pertanto sostenuto la strategia delle imboscate, avrei sollecitato i sensi per pizzicar le corde inconsce della suggestione.»
«Fra le mie più care amiche accarezzo da alquanto tempo la musica, la più evocativa tra le arti, da lei sempre generosa avrei implorato il giusto diapason che risonasse con la narrazione che stavo abbozzando della lontana regione nordica; e – come era più che probabile – dopo sparsi e diligenti ascolti, proprio nel drappello degli artisti di quelle ventose lande ne ho individuato i sensibili ambasciatori.
Per taluni vecchi progetti avevo già corredato i miei archivi con un discreto novero di registrazioni acustiche degli ambienti naturali, quindi mi sono calato in essi e nel mare magnum del web alla ricerca di tutti quei suoni che fossero pertinenti agli ecosistemi visitati e fotografati; alla fine, da poco meno di mille tracce, ho scelto e combinato i vari commenti musicali-rumoristici che sorreggessero il pathos nel resoconto del viaggio.»
«Mi sarebbe dispiaciuto sacrificare con incidentali interruzioni il divenire delle emozioni che concertavo di evocare dai sensi della vista e dell’udito sinergicamente convergenti ad attrarre lontano, quasi a chiamarle compagne di viaggio, le menti degli amici che si fossero fatti spettatori al FocusOn. Ma sarei stato dispiaciuto in misura di gran lunga maggiore se fosse venuta meno la possibilità d’interagire, se una domanda od un’osservazione scaturite non avessero goduto di tutto il loro proprio diritto alla risposta, al dibattito.
Ho quindi concluso di realizzare più presentazioni audiovisive che ripercorressero le singole giornate dell’itinerario islandese, ciascuna limitata alla durata di alcuni minuti, proponendo di usare i momenti di passaggio fra l’una e l’altra proprio per lo scambio delle idee di cui si fosse avvertito il pur lieve pizzicore.»
…nella terra dei ghiacci e del fuoco
«Il preparar le vedute aeree dei tragitti, le combinazioni delle suggestioni uditive e le successioni di immagini s’è tradotto in un lungo lavoro che ha richiesto circa un anno, che forse in così ampio tempo ha lasciato assopirsi e cadere le attese entusiastiche di quanti mi accoglievano al rientro dal “pellegrinaggio paesaggistico”. Spero, per chi ha assistito alla presentazione di Giugno, o per chi dovesse assistervi nel caso di una replica, che l’ora e mezza in cui tutto si dispiega conservi la fragranza del tempo bene investito, che gli sia accaduto o che gli capiti d’avvertire quasi un granello di scura cenere vulcanica nella scarpa, l’umidore freddo dei copiosi spruzzi delle cascate ed il teso vento oceanico fra le chiome.
Ringrazio tutti dell’attenzione e della gioia, all’estenuante tessitura preparatoria hanno infatti felicemente bilanciato le belle espressioni dei volti ed i migliori commenti ricevuti in conclusione all’incontro».
Mauro
Una sede colma di soci e di ospiti ha accolto con un grande applauso la conclusione dell’audiovisivo, Mauro ci ha nuovamente sorpreso il fotoclub e il team di Focus ON lo ringraziano per l’interessantissima serata. Un grande lavoro che andrà doverosamente riproposto in altre sedi e in altre occasioni affinché un pubblico più vasto v’assista.
Il viaggio
Con la sempre crescente facilità a viaggiare per lunghe distanze, in Islanda da alcuni anni si sta verificando un incremento, quasi un’impennata, del turismo. Quella che era una remotissima isola che i vecchi testi scolastici descrivevano ancorata con vulcaniche radici nel nord gelido dell’oceano Atlantico, terra ostile dove appartate e temprate genti vivevano di pesca e di pastorizia, sta ora facendo proprio delle sue asprezze e dei suoi contrasti, dei suoi deserti ed infiniti spazi, i punti di forza attrattori per le numerosissime persone “orfane” di un rapporto equilibrante con la natura.
In pochi amici, adunati appunto dal sentimento del ben-buon-giusto-essere nell’ambiente, ci recammo là in Primavera, periodo di bassa stagione, appoggiandoci alle strutture più sobrie disponibili, comunque apprezzabilissime ed immancabili nella tradizione dei paesi nordici europei. Uno solo fra noi era già stato in Islanda, per gli altri si trattava d’un battesimo sicché con modesta fantasia, avallata dallo stato della viabilità per alcune regioni ancora in ostaggio dell’Inverno, il nostro itinerario ha ricalcato le tappe dei siti più celebri concatenati nel classicissimo tour “l’anello d’oro”; tuttavia rispetto a questo sospingendoci più ad est lungo la costa meridionale e soffermandoci presso talune località assai poco frequentate per quanto non meno mirabili.
La mia personale impressione, per quella nazione similmente alle altre che ho potuto visitare, è stata contesa fra l’entusiasmo per gli scenari possenti, per le sensazioni vivide degli elementi – l’acqua nelle sue forme dal ghiaccio alla sospensione vaporosa, la roccia dalla più dura alla più spumosa, il vento in ogni intonazione, la luce radente, i suoni, gli odori, le temperature – ed il vago rammarico per il poco tempo concesso; sono infatti dell’avviso che per comprendere e per tradurre in significative immagini gli splendori migliori dei luoghi occorra poterci vivere per un periodo sufficientemente prolungato, entrarvi in armonica confidenza e concedere con pazienza che le probabilità avverino per noi l’attimo magico, il momento in cui il tutto all’intorno rifulge di una magnificenza fugace. Altrimenti, nel vassallaggio del calendario resta una questione di sorte.